CBd e Sclerosi multipla: Studi e relazioni

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A partire dagli anni ’70 del 900 sono stati fatti diversi studi sulla correlazione tra CBD e Sclerosi Multipla e sugli effetti che una ha sull’altra. 

Cos’è il CBD?

Iniziamo col parlare del CBD. Nella pianta cannabis sono contenute circa 400 sostanze chimiche tra le quali le sostanze cannabinoidi. Le più note sono il delta-9- tetraidocannabinolo ed il THC, uno dei cannabinoidi psico-attivo cioè che agisce a livello delle cellule cerebrali.

Un’altro cannabinoide tenuto in considerazione è il CBD , importante in quanto non è un sostanza psico-attiva ed ha la capacità di modulare l’azione del THC. (qui le differenze tra cbd e thc).

Il nostro organismo produce già delle sostanze simili ai cannabinoidi chiamate endocannabinoidi  e per questo a livello del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario, ci sono recettori in grado di riconoscere i cannabinoidi.

Diversi studi hanno valutato come il CBD agisca in favore di alcuni meccanismi quali la riduzione infiammatoria del sistema nervoso, anti-convulsivante e analgesico, riduzione di nausea e vomito nei trattamenti chemioterapici e nell’anoressia nei malati di AIDS, ed ancora nel trattamento del dolore neuropatico della sclerosi multipla.

Cos’è la Sclerosi Multipla?

La sclerosi multipla è una malattia neuro infiammatoria cronica. Colpisce i neuroni del cervello e del midollo. Questa malattia porta una serie di sintomi che cambiano da soggetto a soggetto e per questo il trattamento cambia da persona a persona.

I sintomi più diffusi sono: spasticità , disturbi sensoriali, spasmi dolorosi, debolezza , affaticamento e disfogia.  Non ha una cura ma bensì dei trattamenti atti a ridurre i sintomi.

Studi sulla relazione tra CBD e Sclerosi Multipla

Negli anni ‘ 70 alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla riferivano dei miglioramenti dopo aver fumato cannabis. Da quel momento i cannabinoidi vengono considerati anche nel campo della medicina. I vari studi che si sono susseguiti, inizialmente , non davano riscontro a causa dell’inadeguatezza dei parametri scelti per le misure dei dati registrati.

È nel 2000 che si richiama l’attenzione sugli studi degli effetti dei cannabinoidi su relative problematiche.  Nel 2003 un primo studio “Lo studio clinico nella sclerosi multipla” nella rivista Lancet dichiarava che non c’erano effetti significativi. Questo perché i dati misurati dalla scala Ashworth non coincidevano con i reali miglioramenti e non venivano registrati anche se in realtà i pazienti li percepivano. 

Da qui un susseguirsi di studi, di ricerche prendono il via. I ricercatori d’ America, Spagna e Germania continuano nello studio dei cannabinoidi rilevando l’importanza nel trattamento sintomatico della sclerosi multipla.

Nel 2014 l’American Academy  of Neurology ha redatto ” La revisione della letteratura” in cui riassume i risultati clinici dei preparati di cannabis in favore di disturbi neurologici come la sclerosi multipla e conclude dicendo che ci sono  miglioramenti per dolore neuropatico, disturbi vescicale,tremore e sintomi di spasticità.  

Canada, Gran Bretagna, Olanda e Belgio hanno autorizzato da tempo la vendita di farmaci a base di cannabis riconoscendone l’alto potenziale.

In Italia nel 2013 l’agenzia italiana del farmaco autorizza un farmaco a base di cannabinoidi , il Sativex (qui il foglio illustrativo) , proprio per il trattamento di sclerosi multipla ( autorizzazione sulla Gazzetta Ufficiale n.100 supplemento 33)

Tutto parte dal 2006 quando Wade e altri colleghi studiano il Sativex uno spray a base di cannabinoidi. Presero in considerazione 137 pazienti a cui per 10 settimane somministrarono  una miscela di THC e CBD dimostrando miglioramenti sulla spasticità e come questi si mantenessero nel tempo.

Nel 2010 ,sempre Wade e collaboratori, riprovarono il Sativex su 666 pazienti misurando i risultati con tre scale differenti: la scala numerica , la scala visuale analogica e il Global Impression of Change . L’utilizzo di nuovi strumenti,  come queste scale di misura, resero più affidabili le conclusioni e registrarono miglioramenti sulla spasticità, sul sonno e sul tremore.

Ad oggi la ricerca è in continua evoluzione su cannabinoidi e sui trattamenti a cui possono essere affidati.

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